martedì 12 gennaio 2010

Baratto file violenze a neonati, arresti.

70 indagati, anche militari. Procuratore Bari: crimine contro l'umanita'

BARI - Utilizzavano il baratto, la più antica forma di commercio, per scambiare sul web filmati di bambini, anche neonati, vittime di rapporti sessuali completi. Lo scambio avveniva nella popolosa community del software Emule, attraverso la quale gli utenti permutavano foto e immagini pedopornografiche, le scaricavano e le memorizzavano negli hard disk dei loro computer o su Dvd. E' stata una fonte confidenziale a segnalare nel 2005 che sulla Rete si trovava un file multimediale (chiamato 'publisher clipart 2004') dal contenuto pedopornografico e a far scattare le indagini della procura di Bari che oggi hanno portato all'arresto di dieci persone (sei in carcere, quattro ai domiciliari) e all'interdizione dall'uso del computer per un'undicesima.
Tra gli arrestati c'é una donna. Dagli atti giudiziari emerge che a barattare le immagini (anche di rapporti sessuali gay) era una settantina di persone tra cui professionisti, militari e dipendenti della pubblica amministrazione. A loro il pm inquirente, Roberto Rossi, contesta il reato di commercio di materiale pedopornografico via internet. Gli indagati risiedono in Puglia, Liguria, Toscana, Marche, Campania, Lombardia e Piemonte, regioni in cui sono state compiute nel corso delle indagini 59 perquisizioni che hanno portano al sequestro di migliaia di foto e di filmati dal contenuto raccapricciante.
"I file sono di una crudezza estrema", ha spiegato il procuratore della Repubblica di Bari, Antonio Laudati. "Ci sono - ha detto - rapporti completi con bambini, anche neonati, dai quali emerge lo sfruttamento di bimbi che vengono da Paesi dell'Est e dall'Oriente. Considero questo tipo di reati molto gravi perché sono prima di tutto crimini contro l'umanità che contro la legge".
L'indagine della polizia postale di Bari ha accertato che nella comunità informatica Emule non si passa da un server centrale che gestisce e controlla le operazioni, ma ogni utente connesso alla Rete condivide i file in essa contenuti direttamente con gli altri. Cioé lo scambio avviene tra gli utenti (chiamati in gergo informatico 'client'). Per i file pedopornografici gli utenti usavano barattare le foto con altre immagini dello stesso tipo. Più immagini si cedevano, più crediti si accumulavano per poter risalire la lista d'attesa e scaricare successivamente nuove immagini. Per sceglierle era semplice: bastava entrare nella cartella, cliccare sul file col tasto destro del mouse e leggere il contenuto del video.
Su un file è scritto, ad esempio: '(Pthc) Babyj-Long Pedofilia Bimba di 5 Anni.mpg', chi era interessato procedeva al download. In base agli accertamenti della procura di Bari, gli scambi erano assai proficui, come dimostrano le centinaia di foto e filmati (registrati in Russia o in Oriente) sequestrati nel corso delle indagini nei computer degli indagati, tra cui ci sono molti uomini con figli. Uno di questi aveva messo un avviso sul suo notebook, proprio destinato a moglie e bambini: "Non toccare".

di Roberto Buonavoglia
11 gennaio 2010

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