perchè dedicare tutto il tempo a disposizione concesso alla tua trasmissione per raccontare il terribile destino di Tommasino Onofri dimenticandosi che nel mondo ogni anno 53.000 bambini vengono brutalmente uccisi, come Tommaso, dalla mano di vili assassini?
Perchè raccontare una storia terribile senza far riflettere i telespettatori su un fenomeno, la violenza sui minori, che riguarda milioni di bambini nel mondo?
Non c'è il rischio di far diventare la storia assurda e raccapricciante dei coniugi Onofri e del loro angelo che oggi è in cielo un reality show fine a se stesso?
Non c'è il rischio in questo modo di strumentalizzare il dolore delle persone per trasformare i telespettatori in guardoni dell'orrore altrui anziché in cittadini consapevoli ed informati?
Non c'è il rischio di banalizzare i profondi sentimenti di compassione, di dolore e solidarietà che ognuno ha provato per questa allucinante storia?
Non c'è il rischio di diventare inconsapevoli complici dell'imbarbarimento della nostra cultura e informazione che, oggi più che mai, tende ad alimentare la morbosa curiosità su singole storie che trascurano i fenomeni sociali dai quali esse sono state prodotte?
Lo stesso Tommaso, oggi angelo vivo in dimensioni sicuramente migliori della nostra, sono certo amerebbe che i giornalisti, le persone i telespettatori si commuovessero a pietà nel raccontarsi il suo triste destino per potere motivarsi in un reale impegno a favore dei bambini, i milioni di bambini vittime della fame, della guerra, della violenza sociale, sessuale, psicologica che oggi soffrono, muoiono, piangono, hanno paura e non hanno speranza, gli stessi bambini di cui non c'è traccia nella trasmissione Matrix.
Non si rischia in questo modo di rendere vano il sacrificio del piccolo Tommy?
Quanti piccoli Tommy oggi sono stati oggetto di violenza sessuale, violenza sociale, assistita o stanno combattendo una guerra imbottiti di droga con un mitra in mano, quanti sono stati uccisi oppure hanno terminato una giornata di 12 ore di lavoro, quanti sono morti di fame, di malattie curabili, quanti morti in incidenti stradali (prima causa di morte in occidente per gli adolescenti) oppure quanti vivono nella più disarmante povertà in qualche angolo senza speranza di questo pianeta?
Carissimo Enrico Mentana, con questa lettera ti chiedo di dare senso al dolore e ai sentimenti di compassione che hai suscitato, dedicando in futuro una o più trasmissioni alla gravissima questione sociale della violenza (psicologia, assistita, sessuale, fisica, sociale) che ogni giorno si consuma a danno dei bambini che vivono nei paesi in via di sviluppo come in quelli industrializzati, con lo stesso impegno, la stessa serietà ed uguali risorse e tempo che hai utilizzato per raccontarci la storia del piccolo Tommy.